Il Consorzio per la tutela del Palio di
Siena (Ctps) gestisce l'immagine del Palio nel mondo e, fra le altre
mansioni, paga un regista televisivo affinché costui
eviti accuratamente di mandare in onda riprese che possano urtare la
sensibilità degli spettatori e mettere così a repentaglio la
reputazione della Festa. È per questo motivo che non ho mai visto e
mai vedrò le immagini dei contradaioli dell'Istrice che il 2 luglio
2013 si sono accaniti violentemente su un fantino caduto praticamente all'altezza del
bandierino, dopo aver sbattuto col cavallo sul colonnino, stretto
dal fantino vincitore.
| Provenzano 2013. I soccorsi dei contradaioli della Lupa |
Per fortuna che ci sono attimi di
eternità, momenti di irrazionalità celeste, che sfuggono al
controllo del Ctps. L'episodio infatti non sfuggì ai presenti, e a costoro
non potè non sfuggire un sospiro di disgusto. Il Palio è battaglia, sì allegorica ma pur sempre una battaglia, e l'onore delle armi non può tollerare che ci si approfitti di chi è in difficoltà. L'esclamazione
incredula e preoccupata del commentatore Rai (“oh no, stanno
picchiando il Mari!”) mi inchiodò alla sedia. È finita la
carriera di Andrea Mari detto Brio, pensai.
Destinato, o meglio
pronosticato, a diventare il re della Piazza dopo il Palio del secolo
del 2 luglio 2006, Mari in 7 anni non aveva mai mancato un'edizione
(tranne luglio 2010 per una squalifica causata dalla ignobile nerbata
sul muso del cavallo del Leco) ma aveva riscosso anche diverse
scoppole, vincendo solo quando tutti gli altri 9 erano d'accordo che
vincesse. Agosto 2009 Civetta con Istriceddu, agosto 2011 Giraffa con
Fedora Saura. Quel coraggioso ma allo stesso tempo goffo tentativo di
sorpassare Guess e Tittia al bandierino sembrava essere il capolinea
della sua crescita, il limite estremo delle sue gloriose ambizioni.
La rovinosa caduta, unita alla
serie di percosse umane, gli costò diverse fratture, fra cui
quella del bacino, e un lungo stop che a 36 anni avrebbe potuto rovinargli il proseguio della carriera.
Questo è quanto dicono gli annali
storici e i cosiddetti “addetti ai lavori”.
Poi c'è la Passione, il trasporto, le
emozioni irrazionali (il 99% della
popolazione ha un debole per uno sport, un'arte, una religione. Io
c'ho questo debole qui, che ci posso fare?). Una passione nata 8 anni
fa. Tornavo da Adro, provincia di Brescia, e mi stavo gustando un po'
di meritato riposo. In tv il Palio. Nella Pantera, Choci e Mari.
Nell'Aquila, Ellery e Lo Zedde. Ecco come andò.
Andrea Mari detto Brio viene
catapultato nell'Olimpo. Come Nibali che vince il Tour, come la
Fiorentina che batte la Juventus 4-2. Un qualcosa di straordinario,
di leggendario. Un qualcosa che l'Adidas dovrebbe usare nei suoi spot
dell'#impossibleisnothing.
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| Assunta 2011 |
Da lì in poi, tante ottime prestazioni
in carriere molto simili: partenza un po' al rallentatore, primo San
Martino con le briglie in mano, e poi rimonta eccezionale disegnando
traiettorie eccezionali. Già, le traiettorie: come lui nessuno mai
(anche se il confronto va fatto solo con l'epoca moderna, vista la
recente restrizione ai mezzosangue e della loro sempre migliore
adattabilità alla pista, e del resto gran parte del merito va
all'Animale e non all'Uomo).
37 anni da compiere, più alto della
media, senese nel sangue, senza tatuaggi kitsch e con un look da
impiegato anni '90, Andrea Mari detto Brio da Rosia, frazione di Sovicille, è
oggettivamente un po' sgraziato a cavallo. Apparve nel mio Paliotto, primi anni 2000, e venne anche deriso per la sua postura.
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| Assunta 2014 |
Brio, in quel mondo comandato da
mercenari, è uno che ci mette anche il cuore. O perlomeno è quello
che mi fa credere. Ed è già tanto.
16 agosto 2014. Dopo il lungo
infortunio, dopo le indecorose presenze a Legnano e Fucecchio, fatte
più che altro per allenarsi, dopo un Palio da lui orchestrato ma
terminato malissimo e vinto in modo beffardo dal Drago che lo aveva a lungo
corteggiato invano, Andrea Mari torna in Piazza a Ferragosto improvvisamente
svuotato di tutte le attenzioni. Pare invecchiato di 10 anni, pare
ormai avviato su quel famoso viale del tramonto.
Mari monta Occolè. Occolè va forte,
fortissimo, tanto che l'anno prima era stato scartato per manifesta
superiorità. Ma nessuno crede a loro due.
Ci crederanno poi. Quando sarà troppo
tardi. Ci crederanno i contradaioli dell'Aquila, da lui sempre castigati negli ultimi 8 anni. Ci crederanno i contradaioli dell'Istrice che per un
anno intero non hanno potuto cantare per colpa di quell'episodio iniziale.
Sarà anche opera del Fato. Sarà anche
opera dei mercenari. Ma nel regno delle Passioni tutto torna al suo posto, prima o poi.


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